Altro che nostalgia canaglia, “Fantastici quegli anni, storie di tanti capelli fa”, di Franco Duranti, è un romanzo d’esordio di un sessantenne al di sopra di ogni sospetto. È un ode ai Beatles ai gruppi che a Jesi (punto di partenza di tutto), e non solo, spopolavano riempiendo teatri, teatrini e parrocchie quando c’erano i cosiddetti concorsi canori.
Un libro per quanti non hanno nostalgia ma, porcaccia miseria, quando leggono con davanti la lente della malinconia che rende le immagini un po’ sfocate, chissà come mai che il passato segna il futuro. Attraverso percorsi personali, certo, ma che comprendono le memorie collettive. Si comincia con un antipasto da rileggere, a distanza di anni, con la dovuta riverenza, il testo “In my life”, (Lennon-Mc Cartney), e scommetto che chiunque da questo incipit capirà lo spirito del libro. Capirà la propria città, coi suoi umori e rumori, la si può amare mettendo in bocca a certi vecchi (grazie Guccini), sulla carta primi amori, primi baci rubati, prime uscite ai giardini, prime serate televisive in famiglia a vedere, magari, Rischiatutto, prime sigarette fumate.
E allora, fra i “greppi” che ti nascondono e in cui ti nascondi, vedi la tua città, Jesi per esempio, in maniera totalizzante, un amore ricambiato perché i figli degli anni cinquanta sono gli idealisti del dopo guerra, quelli per intenderci che mantengono ricordi e valori che accarezzano con la memoria i primi amori, le note musicali dei gruppi che imperversavano. E chi non ha mai fatto parte di un gruppo che suonava col giro armonico di do? Duranti ce li racconta tutti, in una sorta di storia siamo noi, nessuno si senta escluso
Giovanni Filosa
Corriere Adriatico, 22/12/2012