Lui è lui e c’è poco da fare, segno di immensa invidia e di pietà profonda, di inestinguibil odio e di indomato amor.
Chi dice che le donne sono segnate nella loro psicologia dall’invidia del pene maschile non sa di cosa parla. Portarselo in giro tutti i giorni è tanto impegnativo, almeno quanto accompagnare per i sentieri della vita la sua naturale compagna.
Averlo e gestirlo sembra semplice. Ma già trovargli una sistemazione, una sua linea politica – destra, sinistra, centro – ogni mattina è un problema, un piccolo, gradito fastidio. E poi, le sue dimensioni, la sua forma, il suo comportamento sempre un po’ troppo indipendente, stretto tra il desiderio di autonomia e il bon ton. Ardimentoso, quando dovrebbe restare composto al suo posto. Riottoso o svogliato, quando dovrebbe mostrare entusiasmo.
Franco Duranti lo segue nella sua storia, autobiografica quanto può esserlo la storia di tutti. Dai suoi primi fremiti, dalle prime e primitive ansie, fino al suo maturo garbo e al dispiegamento della piena e feconda funzionalità. Infine, accompagnandolo dall’amico urologo con pacata e nostalgica rassegnazione. Questa virtù così dimenticata e di cui, invece, converrebbe tessere le grazie. Una storia che Franco Duranti dipana con ironia e umorismo, alle prese con un argomento così umbratile e così umano.
Dino Mogianesi - 12/06/2016