Il primo tempo della partita di basket era terminato e stava per iniziare il terzo quarto.
Il botteghino aveva abbassato i vetri da pochi minuti. Fausto era giunto al palas trafelato. Era maledettamente in ritardo: non gli era mai successo in tanti anni che seguiva la sua squadra. E, quella partita contro Udine non voleva perderla in alcun modo. Era riuscito a svignarsela prima del previsto da quella presentazione letteraria. E mentre era in attesa che il suo romanzo venisse presentato non faceva altro che pensare a quella partita alla quale non voleva rinunciare. Sentiva che, quella sera, la sua squadra avrebbe finalmente vinto.
Aveva come un presentimento. Anche se il pubblico ultimamente era demoralizzato dalle sei sconfitte consecutive. Lui sapeva, però, che la malasorte prima o poi avrebbe cessato di tessere la sua tela. Quando varcò la vetrata, che introduce all’interno della struttura sportiva, trovò il suo solito posto numerato vuoto. La tribuna quella sera lasciava molte poltroncine libere.
Facce nuove, intorno, anche perché i frequentatori del settore centrale, ormai, li conosceva tutti. E, durante l’intervallo lungo, erano soliti commentare tra loro. Discutevano animatamente e analizzavano la partita in corso; si atteggiavano tutti a tecnici in grado di trovare facili rotazioni di giocatori e soluzioni ottimali che avrebbero permesso la vittoria con facilità.
Il posto accanto al suo quella sera era occupato da una nuova presenza. Forse il suo vicino abituale aveva disertato per quella serie di sei partite perse?
Un volto nuovo finalmente! Mai notato prima.
Una bella donna sui trentacinque anni vestita con eleganza e con un portamento serioso. Un po’ fuori luogo in quell’ambiente dove tutti urlano e si scalmanano per un canestro da tre punti o per un fallo subito e non sanzionato.
Mentre stava prendendo posto, la “sconosciuta” lo accolse con un sorriso. Lui ricambiò con un cenno del capo e un “salve!” di circostanza. Gli occhi di Fausto, dopo aver scorso il tabellone con i numeri che scorrevano veloci, si erano illuminati di una luce diversa. Il sorriso della tipa, incorniciato da una bocca tinta da un rosso scarlatto, lo aveva messo in agitazione: ancor di più della posizione di bassa classifica della sua squadra del cuore.
Dietro di lui Gigio, il vecchio supporter, inveiva come al solito ad ogni fischio arbitrale avverso: quell’ultimo fischio aveva decretato il quarto fallo del “centro” del quintetto di casa che lo aveva condizionato e indotto ad uscire dal campo per non essere espulso anzitempo.
La partita era ancora lunga e il suo avvicendamento avrebbe compromesso la tattica di gioco che sembrava funzionare. La difesa ruotava velocemente ad ogni palla, ma ora l’area pitturata era indebolita e adesso bisognava raddoppiare con più velocità.
L’attacco, però, stava funzionando alla grande e quella sera sembrava che la palla fosse calamitata dal canestro. I tiri da tre punti entravano tutti: la palla s’infilava nella retina senza sfiorare il ferro, e quel “plop” ogni volta mandava in visibilio i tifosi di casa.
Finalmente il vento stava cambiando sembrava che la squadra avesse di nuovo trovato fiducia in se stessa. Il pubblico si stava divertendo: i supporter della curva nord, agitando le loro bandiere arancio-blu, lanciavano cori d’incitamento al ritmo dei tamburi. La platea e la tribuna si era finalmente destata e rispondeva con applausi cadenzati per sostenere i giocatori. La partita finalmente si stava incanalando sui binari giusti e il punteggio aumentava. Nell’aria si respirava a pieni polmoni un’esplosione di gioia, un’apologia di tripudio aveva invaso il palazzetto. La curva degli ospiti era ammutolita e non aveva più fiato.
Anche la ragazza al suo fianco continuava ad avere un atteggiamento distaccato e serioso e, dopotutto, a Fausto un po’ dispiaceva.
Ma quante volte anche lui era stato costretto a subire delusioni e a soggiacere al tripudio degli avversari! Quanti bocconi amari aveva dovuto ingoiare e quante sconfitte subite per uno due punti all’ultimo secondo! Quei venti punti di vantaggio, a pochi minuti dalla fine, avevano ridato speranza ad un pubblico ormai apatico. Un pubblico sempre meno numeroso che frequentava il palazzetto solo perché la domenica pomeriggio fuori faceva freddo e la temperatura era inclemente…
La giovane donna prima di andarsene e raggiungere gli amici supporters che stavano ritirando i loro striscioni, dalla curva sud, gli diede la mano facendogli i complimenti per la loro netta vittoria.
«Bravi, veramente bravi!» - gli disse stampandogli un sorriso luminoso mettendo in luce la sua corona di perle, e lui che era rimasto colpito dalla sua avvenenza, senza star lì a pensarci troppo l’abbracciò come se la giovane donna fosse stata un’amica di vecchia data con la quale aveva condiviso un’emozione.
Ma quella “vecchia volpe” di Fausto aveva già scambiato con lei il numero di cellulare. E, la splendida sconosciuta, gli promise che gli avrebbe riservato, per il girone di ritorno, un posto in tribuna centrale a Udine.
Come andrà a finire la prossima partita ancora non si sa, però questa, intanto, aveva portato due punti in classifica e inaspettatamente una nuova conoscenza a quella vecchia volpe di Fausto.
© Franco Duranti - dicembre 2016