Elia era un insegnante del tutto particolare. Uno di quelli che a me sarebbe piaciuto avere come professore. Anche se in realtà, nella nostra giovinezza non ci eravamo mai incontrati.

Lui aveva dei modi bruschi nascosti da un animo gentile, da poeta. Per chi ancora non lo conosceva e ci parlava per la prima volta, quel modo di esprimersi diretto e senza giri di parole, contrastava con la sua purezza d’animo.

  Le sue conversazioni e i suoi discorsi erano in prevalenza rivolti alle donne o meglio ai suoi successi in campo amoroso. Li raccontava senza vanteria. Era come se il suo rincorrere una nuova conquista, avesse la stessa valenza di inseguire la vita. Ora, a quasi settant’anni, per la prima volta la sentiva scivolare via.

  Poi, adesso, che era andato in pensione, più che mai, gli mancavano i suoi studenti.

  Elia non era bello, anzi a dire il vero, aveva un fisico da uomo di campagna, un po’ incassato e compresso dalla fatica. Come di uno che fino a poco prima avesse lavorato nei campi o accudito il bestiame nella stalla. Si presentava in classe così: senza cura nel vestire. Un maglione sbrindellato e impelato dai gatti e le scarpe impolverate. Quelle sempre, sia in estate che in inverno anche quando pioveva.

  Ma in classe gli studenti lo rispettavano. Il professor Elia era in grado di farli innamorare degli autori classici. Li spiegava con ardore e passione, come solo lui sapeva fare e loro rimanevano muti ad ascoltare senza fare chiasso e quando lui cominciava a declamare versi i telefonini sparivano.

Come quando lesse loro la poesia di Walt Whitman erano rimasti tutti in silenzio ad ascoltare la sua interpretazione:

O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è finito,
La nave ha superato ogni tempesta, l’ambito premio è vinto,
Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante,

Gli occhi seguono la solida chiglia, l’audace e altero vascello;
Ma o cuore! cuore! cuore!
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.

O Capitano! mio Capitano! alzati e ascolta le campane; alzati,
Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te
I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla,
Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,
Qua Capitano! padre amato!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È un puro sogno che sul ponte
Cadesti morto, freddato.

Ma non risponde il mio Capitano, immobili e bianche le sue labbra,
Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere;
La nave è ancorata sana e salva, il viaggio è finito,
Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave;
Rive esultate, e voi squillate, campane!
Io con passo angosciato cammino sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato

Mi aveva raccontato del suo ultimo anno di scuola, prima del pensionamento. Aveva accompagnato i suoi ragazzi in gita in Olanda, ad Amsterdam. Li aveva condotti nel quartiere rosso dove le ragazze erano in vetrina; aveva detto loro di divertirsi, ma niente droga… e loro si erano divertiti davvero. Era stata una scuola di vita, anche quella.

  L’insegnamento gli mancava e le donne ancora di più. Ad ogni donna, dopo averla amata, aveva dedicato almeno una poesia. E questo, per lui, le rendeva immortali. Era come un sigillo che confermava il suo amore per la vita.

  Lui aveva dispensato amore a profusione, e adesso la cardiopatia di cui soffriva cominciava a fargli perdere colpi. Il diabete non riusciva a tenerlo a bada, e le sigarette delle quali era schiavo, ormai avevano segnato il suo fisico e i suoi polmoni. Poi, la prostata gli aveva procurato seri problemi: e il vigore di quando era giovane era diventato un lontano, dolce ricordo.

  Allora nei consigli d’Istituto il professor Elia era una mina vagante, tra le sue colleghe. Con il suo carattere schietto e diretto, riusciva a circuirle tutte. Era abile a non farle ingelosire e le poesie che a loro dedicava erano la testimonianza del suo amore.

  Quando lo incontrai l’ultima volta al caffè Centrale mi disse, con gli occhi lucidi, che aveva perso la moglie. Lei che aveva sempre saputo delle sue avventure e lo aveva sempre perdonato. I due figli se n’erano andati e lui era rimasto solo

  Era triste.     

  E aveva smesso di scrivere poesie.

 

© Franco Duranti – gennaio 2023