Il viaggio di ritorno è duro
o forse è io che sono molle…
Il climatizzatore è fuori uso,
l’auto è un forno crematorio,
l’aria che entra dal finestrino, come un Ghibli
mi sta soffocando.
Vorrei una birra bionda e fresca,
con tanta schiuma.
Ho solo quest’acqua minerale calda,
calda come il piscio.
Questo viaggio notturno
mi schianta l’anima.
Mi fermo per pisciare,
il cielo sopra di me è uno schianto,
sembra la carta stellata blu e oro
del presepio che facevo da bambino.
Una goccia riga il mio viso e
si confonde con il sudore.
Vorrei ritrovare
tutti gli amici di un tempo,
o forse le giovani amanti di allora,
le loro bocche.
Sto uscendo dalla rampa
della superstrada,
continuo a premere sull’acceleratore
mentre attraverso
la zona industriale deserta
mi appare il profilo unico,
inconfondibile
e velato d’ambra
della città assonnata.
Il campanile del duomo,
le due torri quadrate… i tetti del centro.
Finalmente,
di nuovo nella mia città:
parcheggio l’auto sotto i lecci neri,
fuori Porta Valle.
Una puttana di colore
si confonde con la notte,
aspetta i clienti
tra le auto in sosta.
Mi guarda,
non sono qui per lei.
Sono qui per abbracciare
la mia città,
e tutti quelli che mi hanno amato.
© Franco Duranti - luglio 2013